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L’orizzonte politico e culturale della nuova legge delega per la popolazione anziana - EBOOK

Paglia V.

Titolo Professionale -

febbraio 2023
ISBN: 9791254910948
Pagine: 84

POD: disponibile solo in modalità Print On Demand

€ 10,99
Descrizione

Questo volume intende introdurre il lettore non solo alla descrizione della nuova legge delega nei molti punti in cui essa è articolata, ma esplora e spiega i motivi etici, culturali, sociali, di salute che la hanno ispirata. Senza tema di smentite si tratta, almeno nello spirito degli estensori, di una vera e propria rivoluzione umana prima che assistenziale. La legge segue finalmente i grandi cambiamenti demografici che hanno caratterizzato il Paese sin dal 19° secolo, giungendo a piena maturazione ai nostri giorni. Siamo passati da una società caratterizzata da pochi punti percentuali di over 65, alla vecchiaia di massa: quasi un cittadino su quattro è oggi anziano.

La vita in due secoli è cresciuta, per quasi tutti di circa 30 anni! Un grande significativo progresso che tuttavia non è entrato del tutto nelle nostre coscienze e nella nostra cultura. Per i nuovi 30 anni infatti abbiamo inventato solo la pensione! Come trascorrerli? Sono solo una stagione di declino? Un tempo da spendere fra cure mediche e badanti? O non si tratta invece di una nuova età della vita che ci è stata donata e che dobbiamo “Inventare”? Ce lo chiedono 14 milioni di anziani, per la massima parte ancora attivi, pieni di vita ed esperienza, di voglia di fare, di partecipare e di contribuire ancora allo sviluppo della nostra società. La legge pone le premesse di questo rovesciamento di fronte – da una idea di scarto, spesa e naufragio, alla rivalutazione di una età in cui si fa ancora molto, si partecipa, si contribuisce significativamente. Era necessario dunque partire da una nuova e moderna lettura dei diritti degli anziani e dei doveri della società, un cambiamento non solo giuridico ma culturale e umano richiesto a tutti. La Carta viene illustrata nei primi tre capitoli ed è frutto del lavoro della Commissione per la riforma della assistenza sociale e sanitaria per la popolazione anziana istituita nel 2020 dal Ministro Speranza e che mi onoro di presiedere. Essa rappresenta il messaggio di una nazione anziana – tra le più anziane del mondo – a tutti i paesi. Io credo un messaggio di civiltà da diffondere ovunque e di cui vorrei il Governo si facesse portatore.

La stiamo traducendo in moltissime lingue e sarebbe bello portarla alle Nazioni Unite. Il quarto capitolo tratta ed approfondisce le premesse demografiche, sociali e di assetto assistenziale del nostro paese: ci restituisce un quadro per certi versi e per una certa mentalità a prima vista preoccupante, dominato da fenomeni di declino demografico, invecchiamento e spopolamento. Ma proprio in questo contesto ci aiuta a comprendere e ricomprendere meglio il ruolo strategico dei flussi migratori, dei servizi, della loro articolazione e dei mutamenti organizzativi che potranno innovare in profondità l’Italia. Il quinto capitolo riassume e sintetizza visione e missione della legge, illustrandone la sostenibilità, i principi, le linee guida e i cambiamenti proposti rispetto al presente. Vorrei dire che la legge propone una “utopia sostenibile” che aiuta l’anziano a non emarginarsi dalla sua abitazione e dal tessuto connettivo sociale e familiare in cui si colloca e disegna attorno a lui una presa in carico molto personalizzata attraverso quello che abbiamo chiamato, evocandolo da un passato non troppo lontano, “continuum assistenziale”. Siamo ben consapevoli che la non autosufficienza rappresenta oggi un grande problema ma non possiamo e non vogliamo definire l’anziano rispetto a questo parametro: nessuno è mai solo la sua malattia, le sue ferite, i suoi limiti. Restiamo sempre persone! In questo senso la legge apre, direi in modo rivoluzionario, al concetto di fragilità, espressione che meglio definisce ogni anziano ( vorrei dire ogni essere umano) e che ci spinge a collocarci sul fronte di un pensiero preventivo, rispettoso delle condizioni presenti e preoccupato del futuro di ognuno. Solo un esempio: lasciare solo qualcuno è esporlo a conseguenze di salute certe e imminenti.

Dunque, la delega vuole in qualche modo sottrarre gli over 65 ad una serie di risposte sanitarie pensate tardi e male e riaprire invece a quel contributo sociale così importante in un tempo dominato dalla crisi della famiglia tradizionale e dalla solitudine. Questo non vuol dire che si debbano ridurre gli impegni sanitari, anzi! Essi vanno riconsiderati in una ottica meno centrata sull’ospedale o anche, se vogliamo, in una proiezione della assistenza sanitaria e ospedaliera fuori dalle mura, incontro al territorio, nelle case dei cittadini. SI disegna insomma quella che abbiamo chiamato transizione assistenziale, oggi perno e occasione per quella transizione digitale della sanità che è davvero parte del nostro futuro. Il capitolo 6 entra nel merito dei contenuti concreti che la legge porta e suggerisce alla attenzione dei parlamentari, esplorando la nuova governance proposta, e tutta la articolazione del continuum assistenziale. Si propone anche e soprattutto la necessaria, da sempre attesa e mai realizzata integrazione sociale, sanitaria e assistenziale. Che rivoluzione poter ricevere una valutazione unificata e soprattutto una risposta organica e coordinata! Ai parlamentari la grave responsabilità di portare avanti senza compromessi questa trasformazione, contro le naturali resistenze di sovranità consolidate nel tempo che vogliono separare invece che unire. Ma gli anziani sono persone, non fette di competenze. Nell’ultimo capitolo si vuole di nuovo alzare lo sguardo e ripresentare (repetita juvant) gli obiettivi politici che la legge delega si propone. In troppi continuano a dire che la legge costa, che si introducono elementi di spesa, che non è possibile riformare quella sanitaria.

A costoro io domando: come risolverete il problema di una spesa ospedaliera che oggi getta al vento ( e sono dati che troverete nel testo) circa 7 miliardi l’anno in ricoveri inutili? E forse altrettanti in dimissioni ritardate perché non si sa dove dimettere? Chi crede di avere una risposta diversa la dia, ma per favore, si riconosca che occorre cambiare. E il cambiamento che proponiamo investe anche i giovani, l’occupazione, persino la diversa modulazione del reddito di cittadinanza, investe finalmente e offre dignità a quel grande mondo del volontariato e del Terzo settore che ha costituito la vera sostanza della assistenza extraospedaliera. Mobilitiamo queste risorse e troveremo insieme qualità dei servizi e risparmio strutturale. Questa è la scommessa, questa la sfida a cui vorrei il Parlamento, in modo unanime, nel 75° della Costituzione, rispondesse in questi mesi.

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